martedì 25 settembre 2007

Black out

Dio ha inventato la luce ed il sogno
prima del settimo giorno
quel giorno era forse già troppo vecchio
ha visto il suo volto
nell'uomo allo specchio


Lui ha deciso che luce non dura
viaggiare bendati è la via più sicura
perché l'inciampo è solo un confine
che ci fa impotenti
ma non senza fine


E poi torna tutto la luce e l'inganno
che scioglie il confine
e fomenta l'affanno
ci rende ciechi per troppa sostanza
vedere non è mai abbastanza


In questo blackout si sa di star soli
a giocarsi la vita in profezie
che torni quel fiore dai petali d'oro
e mi faccia felice
con le sue bugie

giovedì 20 settembre 2007

La piazza

Ecco: l'unica questione
è che la gente tra la folla
perde in identità


Dammi un'altra soluzione
per sentirmi ancora addosso
un po' di integrità


Se la folla si sollazza
se si indigna e poi si incazza
perché vuole verità


fate finta di tacere
tanto il fremito poi passa
dietro quotidianità


Non si estingue la minaccia
sono pronti con la falce
molti tra le autorità


Ma il grano è ormai maturo
lo raccoglie senza braccia
un contadino di città


Con una falce nuova
un delitto senza prova
porta una novità


Un atto eroico fatto bene
un arte eccelsa senza il segno
di ottusa celebrità


Tutto tace poi fa luce
per un giorno ci sia in terra
un'allegra sobrietà


Il disagio

Come si fa a immaginarsi qualcosa
in questa vita sommersa dal puzzo
l’altrui e il proprio è un gioco rozzo
che deride poesia ed entusiasmo

E’ già vittoria accordarsi a se stessi
nella visione di un qualche futuro
le condizioni del mondo ci fanno
sognare balzi da cybercanguro

Le notti insonni sono ambizioni
trovate sciolte in risvegli di ghiaccio
neanche a mia madre so più cosa dire
gli altri mi vendo, quasi mi spaccio

Non so che fare, sento un disagio
che ha i contorni di immobilità
forse ho vissuto ma ora non riesco
a reinventarmi una verginità

quando si parla di grande naufragio
si cerca una via per la complicità
con chi ci ascolta ma il vero disagio
è non capire in che posto si sta

mercoledì 19 settembre 2007

La morte necessaria

Viva la vita che va raccontata
davanti a un lauto pranzo oppure un'insalata
aspetta con pazienza di un aquilone in aria
che ti rivela tutto la morte necessaria

Che bello indossare un numero qualunque
per essere raggiunto dalle frequenze lunghe
ma quello che non vedono è la verità sommaria
di chi sta già aspettando la morte necessaria

Sentirsi come liberi di vedere oltre
di aprire un varco tra l'abbaglio e la coltre
ma forse è per lo più un'avventura immaginaria
giocando con l'alone della morte necessaria

Tra righe dette e righe sottomesse
nascondo il mio bisogno di melodie sommesse
che facciano le veci di un'orgia proletaria
la vita cede il passo alla morte necessaria

martedì 18 settembre 2007

Windows Vista - idee di conquista


Le logiche del mercato conducono al peggio

insolente progresso che leva parole al saggio

e cercando lumi nei pixel idee di conquista

le ambizioni sono infrante da Window sVista


Window sVista non rispetta le leggi del mercato

te lo accollano ma sanno che è tutto sbagliato

tanto che so assai bene quel che farei

alla vista rinuncio e torno al cieco 386


Ma vaglielo dire a Bill che si sente capace

quel monello di Steve gli faceva scherzetti alla luce

le opzioni che voglio installare son fatti miei

rimpiango la democrazia del cieco 386


Se Vista mi dice “consenti” o “impedisci”

forse si scorda la sua onnipotenza

io torno ogni giorno ai sogni miei

vivere con occhi da ghiro

impastato per tutta la vita

col mio fiero 386

La pazienza

Chissà come farebbe una mosca senza le sue geometrie

andrebbe a schiantarsi contro un muro di speranze e ideologie

non manca l'armonia quando vira con violenza

riconosco l'armonia ma in fondo mi manca la pazienza


Ogni muro è troppo vicino

e non invento direzioni

sono come un porcospino

senza aghi né coglioni


Quando vedo un lupo solitario mi viene da pensare

quanto poco ha fatto per il branco che voleva conquistare

lieto di perdersi in sogni di rara consistenza

scaglia verso l'alto mille frecce ma gli manca la pazienza


La madre mammifero imponente che ci ha addomesticato

quanti gusti ha forse inutilmente sottratto al suo palato

l'affetto deve per forza farsi riconoscenza

nella brama di essere presente ha scordato la pazienza

sabato 15 settembre 2007

Il dito

Non sai che gioia provo andare a far la spesa

è un evidente segno dell'imminente resa


Il sorriso è da tempo molto compatto

mi aggradan le nuove, ma al secondo impatto

Se guardo in un vetro cerco una cosa

di non guardar negli occhi l'anima pensosa


Di mille cazzabubbole è fatto il pianeta

assai più divertente montare la cometa

Se un giorno avessi il tempo di vederla da fuori

mi sentirei un angelo

che intona vecchi Cori


Nella miseria spicciola di un treno in classe terza

chissà cosa vedevano oltre la finestra

magari un campo senza confini

senza le antenne per telefonini


Chi usciva dalla porta sapeva camminare

andare dove capita senza bighellonare

adesso su un pendolo dolce ed amaro

si danna la penombra di un uomo ignaro


Se salto i sampietrini e me li conto pure

se bazzico sempre in strade sicure

allora non c'è ombra che non nasca dal sole

allora non c'è vento che ingolfi parole

non c'è osso che voglia addentare

né un barca ingoiata dal mare


E sto bene, perfettamente ristabilito,

“Guarda in alto”

“Ah sì, la punta del mio dito”

venerdì 14 settembre 2007

Ghost post

Tutto passa senza cenere

e le anime si accecano

e gli occhi sospirano

come serpi le dita scivolano

in quello spazio bianco tra le righe di storia.